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Il poker a Milano dal ’70 a oggi: i circoli, le bische, Craxi e Di Pietro

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Un tempo le bische clandestine erano collegate direttamente alla malavita. Oggi, anche se da questo punto di vista le cose sono almeno in parte cambiate, anche nel Milanese i circoli di poker vengono chiusi dalle forze dell’ordine e poi riaperti grazie alle sentenze dei giudici.

Date queste premesse si comprende perchè i gestori dei circoli preferiscono farsi pubblicità “quanto basta” affidando le loro comunicazioni a una più discreta pagina Facebook anziché a un sito Internet.

Ed è proprio su Facebook che i circoli di poker milanesi svolgono la maggior parte della loro attività informando i loro iscritti sui tornei e sugli eventi in programma. Sul profilo del club Sormani, per esempio, è possibile trovare tutte le iniziative organizzate dal locale di via Foppa, che la scorsa primavera ha ospitato anche i tornei satellite per l’Ept di Sanremo.

Sempre sul social network di Mark Zuckerberg, è molto presente anche la poker room 4Kappa, con sede a Cusago, nell’hinterland ovest del capoluogo lombardo.

Da qualche tempo, invece, non si hanno notizie sul web dell’associazione sportiva dilettantistica “Ciapa tutt” (prendi tutto in dialetto milanese) di Parabiago, fondata da Marco e Francesco alla fine dell’estate 2007 allo scopo di creare un circolo dove trovarsi tra amici per giocare a Texas Hold’ em dal vivo e nel rispetto della legge.

 

Sequestri e dissequestri

segrate sequestro play win

Ma la storia dei circoli milanesi è fatta anche di tanti sequestri ma per fortuna anche di tanti dissequestri. Nel febbraio 2013 ad esempio i gestori del circolo Play and win di Segrate, cittadina alle porte di Milano, sono riusciti a ottenere il dissequestro dei loro locali, disposto qualche mese prima in seguito a un’operazione di carabinieri e Polizia locale.

Nel marzo del 2013, invece, poliziotti e finanzieri hanno messo a segno un’operazione in tre circoli del Varesotto (il Bluff sport club di Varese, il Lucky club di Gallarate e il Domino di Busto Arsizio) nel corso della quale sono state denunciate 80 persone.

I circoli di Poker a Milano sono quindi sempre sotto controllo da parte delle forze dell'ordine ed anche in generale tra la popolazione pare esserci più consapevolezza rispetto a qualche anno fa. A dimostrazione di questo si sono spesso tenuti convegni sul gioco d'azzardo come  quello sul gioco organizzato dall ’Università Bicocca di Milano o quelli tenuti presso alcune scuole superiori del milanese come ad esempio il liceo Amaldi di Alzano Lombardo. Si tratta di convegni voltl soprattutto alla prevenzione della ludopatia ma anche all'informazione dato che non tutti quando decidono di giocare d'azzardo lo fanno in modo legale. Molti infatti si affidano a circoli non legalizzati da AAMS o peggio a bische clandestine che poi finiscono sempre per portare guai con la legge.

 

La Milano delle bische

Milano poker

Oggi i giocatori compulsivi possono dilapidare facilmente le loro ricchezze con i videopoker e i giochi online, e possono decidere di farlo in un vasto mercato regolamentato dalll'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS). In passato, però, il fenomeno del gioco d’azzardo veniva associato per antonomasia alle bische clandestine: fino a pochi anni fa i giocatori di dadi si ritrovavano anche di giorno negli spiazzi che costeggiano via Palmanova, vicino alla Tangenziale.

Un altro punto di incontro, in questo caso nel centro cittadino, pare fosse l’Arena: un residente intervistato dal Corriere della Sera ricorda che lo spazio di gioco nei pressi di via Legnano veniva addirittura delimitato con la vernice. Negli anni Settanta le bische nella metropoli erano perlopiù controllate dal bandito Francis (Francesco) Turatello, amico-nemico di Renato Vallanzasca.

Dalle cronache si apprende che altri punti di ritrovo erano in via Panizza, piazza Tirana, via Calvi e via Savona e presso la “fabbrica del Testa” all’Isola, dove si giocava a dadi e a carte.

A volte i circoli sportivi facevano da paravento per le bische. Le bische di via Cellini, Panizza e Savona, invece, sono state attive dopo che Angelo Epaminonda “Il Tebano” è subentrato a Francis Turatello nella gestione del gioco d’azzardo a Milano.

Un’amicizia particolare

All’epoca della Milano da bene viene fatta risalire l’amicizia tra Turatello e Bettino Craxi, documentata da più fonti e descritta anche da Antonella D’Agostino, moglie di Renato Vallanzasca, nel suo libro “Francis faccia d’angelo”. Un’amicizia nata ai tavoli del Circolo amici della pittura, gestito da Turatello “viso d’angelo”, dove il bandito milanese e il segretario socialista avrebbero giocato a poker e a chemin de fer.

Il circolo, secondo quanto riferito dall’ex poliziotto Ennio Gregolin al Corsera, era frequentato anche dagli ex sindaci socialisti di Milano Paolo Pillitteri, anche cognato di Craxi, e Carlo Tognoli.

Nel ’76 la banda di Turatello organizzò una rapina al circolo Brera Bridge di via Formentini, nel centro di Milano. “Se non volete essere rapinati, anziché giocare qui, giocate al circolo Amici della Pittura, in corso Sempione!” fu detto ai presenti durante l’incursione. Una originale forma di marketing della rapina!

Un pokerino con Tonino

antonio di pietro

Nel ‘95 tre appassionati di poker hanno rivelato al Corriere della sera che anche Antonio di Pietro alla fine degli anni ’70 è stato frequentatore di bische e locali nell’epoca in cui il giro era controllato da Epaminonda: l’esponente dell’Italia dei Valori avrebbe abbandonato il gioco una volta cominciata “Mani pulite”.

Aldo, in particolare, ha ricordato una partita a quattro insieme a un amico e a due poliziotti, tra i quali Di Pietro. Alla fine di quella serata del dicembre del ’79 al baretto di Franco a Rho lo sfortunato Aldo ha dovuto staccare un assegno da 937mila lire per pagare un debito di gioco nei confronti di Di Pietro.

L’ex poliziotto Ennio Gregolin è stato condannato alla reclusione per associazione di stampo mafioso, dopo che Epaminonda ha rivelato agli inquirenti di averlo corrotto affinché gli consentisse di operare in tranquillità con le sue bische, frequentate dallo stesso Gregolin.

Gregolin, soprannominato Serpico, ha riferito di essere rimasto legato a Di Pietro da un rapporto di amicizia, continuato anche quando quest’ultimo era magistrato. Smentendo i fatti raccontati dal Corsera, Di Pietro ha fatto causa al giornale: la querela è stata ritirata dopo che il quotidiano ha corrisposto al leader dell’Italia dei Valori una somma di denaro a titolo di risarcimento.



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