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Poker live: ancora un nulla di fatto

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Sono già passati un paio d'anni da quel famigerato stop del poker live che colse migliaia di appassionati come un tradimento. Da allora, nonostante i fiumi di parole e i rumors annuncianti repentini cambiamenti, non è accaduto un bel niente. Tanto rumore per nulla.

Ormai anche noi che lavoriamo nel mondo del poker tendiamo a non dare risalto alle voci che talvolta emergono dalle agenzie specializzate e che annunciano incombenti progressi legislativi in materia. Dopo il divieto assoluto nessuno nei circoli sapeva più come comportarsi; fu il caos.

Alcuni circoli andarono avanti ad operare e nessuno disse nulla, altri andarono avanti ad operare fino quando videro arrivare le forze dell'ordine a distribuire denunce a giocatori e gestori, altri ancora si adeguarono e chiusero bottega. Sembra che questa politica, per ora, si sia dimostrata quella più seguita.

Dopo lo stop ci fu un boom del poker live nella vicina Svizzera. Come funghi dopo un temporale spuntarono circoli che vennero presi d'assalto da giocatori di tutta la Lombardia e non solo.

Insomma, se qualche anno prima la Svizzera accoglieva giovani pellegrini in cerca di buste d'erba (naturalmente stiamo parlando di deodoranti per ambienti...), approfittando della libera vendita dei canapai, qualche anno dopo l'esodo avveniva per altre verdi ragioni: i tavoli da texas hold'em dei circoli che rispetto ai casinò permettevano di giocare a prezzi più popolari.

Ma il sogno elvetico durò poco e il motore si inceppò; come i canapai anche i circoli chiusero ed il gioco live si trasferì nei casinò, unico ricettacolo in grado di accogliere i pazzi amanti del poker dal vivo, che iniziarono ad organizzare tavoli cash e tornei a prezzi sempre più modici. Ma  anche i club abusivi cominciarono a proliferare. Le bische sono tornate ad essere presenti lungo tutto lo stivale, come accade nei momenti di proibizionismo.

Capita sempre più spesso di sentire di tornei a soldi giocati illegalmente in qualche retrobottega. In alcuni casi, nello stile italiano, le forze dell'ordine sanno ma lasciano correre, fino quando la cosa diventa troppo grossa ed è impossibile chiudere gli occhi.

Questo dovrebbe spingere i legislatori a prendere delle decisioni in materia di controllo e tutela del poker live, direte voi. Invece non è così, la parola d'ordine è procrastinare.

L'ultima beffa è arrivata dalla manovra fiscale di Tremonti che inizialmente prevedeva decisioni in materia di poker. In un capoverso si annunciava infatti l’indizione di un bando di gara entro il prossimo 31 ottobre per 1000 concessioni da nove anni con base d'asta da 100mila euro a chi è già operatore con autorizzazione dello Stato.

D'altronde vengono utilizzati metodi creativi per rimpinguare le casse dell'erario e non sembra così strano che lo Stato si giochi la carta del poker.

Come al solito però si trattava di una variante della favola di Esopo con “Al poker, al poker!” gridato al posto di “Al lupo, al lupo!”. La notizia degli ultimi giorni è che la manovra economica, diventata disegno di legge, non riporta più alcun riferimento al poker live. Tutto come prima, tutto congelato.

In attesa che qualcun altro gridi “Al poker, al poker!”.



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